Ercolano: la capsula del tempo svela i segreti lungamente nascosti dell’antica città

Alla fine del 2013, il British Museum ha allestito una mostra dove sono stati esposti i segreti di una piccola capsula del tempo rinvenuta ad Ercolano, la città campana distrutta dall’eruzione del Monte Vesuvio del 79 d.C.

Con l’ausilio di sofisticate tecniche, i ricercatori sono riusciti a fotografare il testo impresso su alcuni papiri rimasti sepolti per lungo tempo sotto la cenere del vulcano.

L’eruzione del Vesuvio

La mattina del 24 agosto del 79 d.C., il monte Vesuvio terminava il suo secolare riposo, spingendo fino alla stratosfera una nube di cenere incandescente, pietre e gas velenosi.

Vinta dal suo stesso peso e dalla forza di gravità terrestre, la nube collassò su se stessa, dando vita a un flusso piroclastico, uno tsunami di materiale vulcanico con temperature che variano da 500 a 1200 °C, veloce fino a 100 km orari.

In pochi minuti, la colata distruttiva seppellì completamente alcune città edificate alle falde del Vesuvio: Pompei, Stabia e Ercolano, la cittadina costiera a ovest del vulcano.

Tutto ciò che in essi vi era contenuto – persone, animali, case e oggetti – fu sigillato e conservato per più di diciassette secoli, trasformando quell’immane catastrofe in una vera e propria capsula del tempo.

Ercolano e la scoperta dei papiri

L’origine di Ercolano non è chiara. Il nome della città è associato al semidio Ercole, che, secondo la leggenda, ne sarebbe stato il fondatore.

Alcuni ricercatori pensano che in origine potesse trattarsi di un insediamento greco, mentre altri indizi mostrano anche l’influenza della civiltà etrusca.

Certo è che Ercolano è un’autentica capsula del tempo. Molti dei suoi segreti sono rimasti sepolti per molto tempo sotto lo strato di cenere vulcanica.

La grande profondità alla quale si trova la città sepolta ha scoraggiato i saccheggi, custodendo al sicuro numerosi manufatti. Gli scavi hanno portato alla luce tessuti, cibo e anche rotoli di papiro.

La biblioteca sepolta

Alla fine del 2013, il British Museum ha allestito una mostra esponendo molti manufatti provenienti dalle città romane di Pompei ed Ercolano.

Per secoli, gli studiosi hanno cercato opere perdute dell’antica letteratura greca e latina. In epoca rinascimentale, le maggiori opere letterarie dell’antichità sono state recuperate dalle biblioteche dei monasteri, dove i monaci amanuensi hanno copiato e ricopiato testi che altrimenti sarebbero andati perduti.

Alla fine del XIX secolo, la ricerca si è spostata in Egitto, dove le sabbie del deserto hanno restituito diversi papiri preziosissimi.

Ma, come scrive la BBC, solo ad Ercolano è stata scoperta un’intera biblioteca dell’antico Mediterraneo, un tesoro che potrebbe contenere molte opere perdute della letteratura classica.

Il problema è che Ercolano è un sito molto difficile da scavare: duemila anni di tempo hanno reso i 20 metri di materiale vulcanico sotto cui è sepolta duro come il cemento.

La Villa dei Papiri

I primi indizi del tesoro letterario sepolto ad Ercolano furono rinvenuti nel 1752, quando un gruppo di operai, scavando un tunnel, si imbatté in una grande casa romana, più tardi conosciuta come Villa dei Papiri.

Lì trovarono un gran numero di quelli che sembravano essere bastoncini di carbone. Dopo un esame più accurato, questi si rivelarono essere rotoli di papiro.

I numerosi tentativi di aprire i rotoli per studiarne il contenuto furono vani, a causa della loro estrema fragilità, causata dalla “cottura” a 300°C, dal peso delle macerie e dal fango.

Tecnologie moderne per leggere i papiri

Nel 1999, gli scienziati della Brigham Young University tentarono di esaminare i papiri usando la luce infrarossa, ottenendo un buon contrasto tra la carta e l’inchiostro.

Nel 2008, un ulteriore progresso fu fatto grazie all’utilizzo dell’imaging multi-spettrale.

Questa tecnica permetteva di catturare sedici immagini di ogni frammento di papiro con diversi livelli di luce, fino a creare un’immagine composita.

La nuova tecnologia ha permesso di osservare frammenti prima illeggibili, rivelando testi di Epicuro e del poeta Filodemo di Gadara.

Un futuro di nuove scoperte?

Non tutta la biblioteca della Villa dei Papiri è stata ancora srotolata.

Nel 2009, due rotoli sono stati collocati in uno scanner per la Tomografia Computerizzata, normalmente usato in medicina.

Secondo il dottor Brent Seales, dell’Università del Kentucky, il macchinario ha permesso di scansionare sezioni interne, mostrando chiaramente la struttura del papiro.

In totale, sono stati recuperati circa 2000 papiri, di cui 1700 sono stati srotolati.

“La Villa dei Papiri rimane uno dei grandi edifici del mondo antico e dovrebbe essere ancora scavata”, afferma Robert Fowler, professore di greco alla Bristol University.

Certamente, c’è molto di più nascosto sotto terra.


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