Il mistero della Sindone di Torino si infittisce: l’analisi del dna rivela tracce di piante e razze umane provenienti da tutto il mondo
Ci sono tracce di piante provenienti dal Mediterraneo, dal Medio Oriente, ma anche dalla Cina e dalle Americhe. E di persone originarie di Africa, Europa, Penisola Arabica e India.
Alcuni ricercatori dall’Università di Padova, in collaborazione con le Università di Pavia e Perugia, hanno analizzato campioni di DNA genomico isolato da residui organici della Sindone, provenienti da polveri aspirate nel 1978 dalla parte posteriore, per raccontare il ‘viaggio’ della reliquia.
[Il Gazzettino] Vecchia di duemila anni o risalente al Medioevo, è comunque entrata in contatto con mezzo mondo.
Toccata, accarezzata, trasportata a mano, la Sacra Sindone non smette di stupire e stavolta lo fa grazie a uno studio condotto dall’Università di Padova che, in sinergia con gli atenei di Pavia e Perugia, ha analizzato campioni di DNA isolato da residui organici di varia origine, provenienti da polveri aspirate nel 1978 dalla parte posteriore del sudario e da porzioni prelevate dal bordo laterale usato nel 1988 per la sua datazione con radiocarbonio.
L’obiettivo principale della ricerca era quello di determinare con quanti tipi diversi di specie animali, vegetali o etnie (nel caso dell’uomo) la Sindone sia venuta in relazione.
Com’è noto, il lenzuolo funerario di lino (lungo 4,4 metri e largo 1,1 metri) mostra la doppia immagine corporea di un uomo che ha sofferto un trauma fisico, evidenziando segni universalmente interpretati come compatibili con quelli descritti nelle Sacre Scritture.
Ma quale percorso ha compiuto nei secoli la reliquia più famosa della cristianità?
«Le nostre analisi hanno messo in luce la presenza di almeno 19 specie vegetali: non solo piante comuni nel Bacino del Mediterraneo, ma anche originarie dell’Asia (soprattutto Cina), del Medio Oriente e delle Americhe, alcune introdotte nel Vecchio Mondo in un intervallo storico verosimilmente successivo al XII secolo» spiega il prof. Gianni Barcaccia, docente del Dipartimento di Agronomia, Alimenti, Risorse Naturali e Ambiente dell’Università di Padova, coordinatore della ricerca.
«Per quanto riguarda i lignaggi umani, abbiamo evidenziato sequenze provenienti da almeno 14 soggetti di diversa origine etnica, riconducibili a un numero limitato di gruppi eurasiatici, inclusi alcuni noti per essere tipici dell’Europa occidentale e dell’Africa nord-orientale, altri comuni in Medio Oriente, dalla Penisola Arabica alla Regione Caucasica, e anche tipi rari del sub-continente indiano» continua il ricercatore.
«Tale diversità del DNA non esclude un’origine europea di epoca medievale, ma è anche compatibile con il percorso storico seguito dalla Sindone durante il suo presunto viaggio di 2000 anni dal Medio Oriente fino a Torino» conclude Barcaccia.
I risultati dello studio (pubblicato su Nature) sono compatibili dunque con due possibili scenari:
- Nel caso di un’origine medievale della Sindone, le persone che sono venute in suo contatto in Europa occidentale dal 1300 in poi, lasciandovi traccia del proprio DNA, provengono da molteplici aree geografiche e hanno differenti appartenenze etniche.
- Nel caso di una sua origine mediorientale, la Sindone, nel corso di 2000 anni, è stata spostata in tutta l’area del Mediterraneo, venendo così in contatto con una vasta gamma di persone geneticamente ed etnicamente diverse, in un arco di tempo molto più lungo.
Anche in quest’ultimo caso, la rilevazione di DNA mitocondriale tipico di gruppi etnici dell’India è comunque un risultato inatteso e non trova alcun riscontro storico.
Una possibilità suggestiva: il lenzuolo di lino potrebbe essere stato tessuto proprio laggiù, in India.