Negli ultimi mesi si è parlato a più riprese del plasma iperimmune: un non farmaco che sembrerebbe rivelarsi efficace per curare i pazienti affetti da Covid-19 e che sembra avere delle potenzialità che per il momento non sono state sfruttate al massimo. Bisogna ammettere però che è davvero difficile capire qualcosa sul plasma iperimmune, perchè le fake news che continuano a circolare non fanno altro che confondere le idee. La comunità scientifica tuttavia ha pubblicato degli interventi interessanti negli ultimi giorni, proprio su questo tema.
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I nuovi studi hanno confermato che il plasma iperimmune si rivela una terapia realmente efficace, ma solo quando somministrato precocemente. Questo va a cozzare con le linee guida attuali, adottate almeno in Italia, che prevedono l’utilizzo del plasma come cura compassionevole, ossia nei pazienti più gravi, con poche speranze di sopravvivenza.
Plasma iper-immune: di cosa si tratta
Il plasma iperimmune non è altro che il plasma dei pazienti che sono guariti dal Covid-19 e che hanno ancora nel sangue gli anticorpi per contrastare il virus. Va precisato sin da subito però che non tutti coloro che sono risultati positivi al coronavirus sono potenziali donatori di plasma iperimmune. Solo chi ha avuto la malattia in forma grave o con una carica virale elevata presenta nel sangue tracce di questi anticorpi.
Inoltre è importante precisare che ottenere il plasma iperimmune non è una passeggiata: dopo aver prelevato il sangue dai pazienti infatti è necessario sottoporlo ad un particolare processo che separi appunto il plasma. Questo deve essere conservato in condizioni specifiche e l’intera procedura risulta molto più complessa di quello che può sembrare.
Quel che è certo è che il plasma iperimmune è ricco di anticorpi e che tali anticorpi permettono di contrastare l’evoluzione della malattia nelle sue forme più gravi.
Terapia con plasma iperimmune: le evidenza scientifiche
Nelle ultime settimane sono stati pubblicati nuovi interessanti studi in merito al plasma iperimmune, che ne dimostrano l’effettiva efficacia ma limitatamente ad alcune condizioni. A coordinare questa nuova ricerca è stato il dott. Fernando Polack, specialista in Malattie Infettive e Direttore scientifico della Fondazione INFANT–Covid-19 in Argentina. Ciò che è emerso dalla ricerca è che l’utilizzo di plasma iper-immune ha ridotto del 48% il rischio dell’aggravarsi della malattia nei pazienti affetti da Covid-19, ma solo quando somministrato precocemente.
In sostanza dunque il plasma dei pazienti guariti, se di buona qualità e ricco di anticorpi, permette di ridurre in modo considerevole il rischio di morte per Covid ma solo quando viene somministrato precocemente. Ad oggi in Italia i protocolli prevedono invece il contrario, ossia l’utilizzo del plasma iperimmune come cura compassionevole, per curare i pazienti che ormai presentano poche possibilità di sopravvivenza in quanto già molto gravi.
Le fake news sono andate a nozze per questa incongruenza, ma è doverosa una precisazione. Se fino ad oggi le terapie con questo plasma sono limitate, è perchè non esistono sufficienti evidenze scientifiche circa la loro efficacia. Bisogna inoltre ricordare che le riserve di plasma iperimmune sono alquanto limitate.